La giornata numero quattro della settimana della moda di Milano ha segnato una serie di ben
quattro interessanti collezioni. La prima è quella disegnata da Tomas Maier per l’augusto marchio
del Made-in- Italy Bottega Veneta: lo storico brand ha compiuto ben cinquant’anni e a festeggiarlo
in passerella si è vista anche la quasi-mitica Lauren Hutton che ha indossato l’impermeabile e la
borsa intrecciata (nella tipica lavorazione di Bottega Veneta) che la resero famosa più di trent’anni
fa nel film American Gigolo. Per un marchio come questo, che va ben al di là della stagionalità e
dei trends, è interessante capire che basta qualcosa di molto classico e senza tempo per essere
eleganti e perfette. Una profusione di pellami raffinati, abiti bon ton, colori naturali o quasi fluo e
un paio di giacche dal taglio maschile sono i pezzi forti di una collezione che vuole colpire per il
tocco leggero e raffinato che in pochi sono forse in grado di capire. E a proposito di raffinatezza
difficile da cogliere Gabriele Colangelo ha mandato in passerella una collezione di tale eleganza da
risultare inadatta ai palati troppo facili della moda di oggi, così perfettamente pensata, tagliata e
traforata da far subito pensare alla buona borghesia meneghina o torinese, le uniche in grado di
comprendere fino in fondo il suo gusto che non vuole apparire, mai. Rodolfo Paglialunga ha
mandato in passerella una Jil Sander interessante, rigorosa (come è sempre stata Frau Jil) con tagli
impeccabili ma forse un po’ troppo stereotipata con le sue grandi spalle o il gessato
eccessivamente evidente. A parte ciò un’ottima collezione, che lascia però un senso di
insoddisfazione di fondo, in particolare se si riflette sul grande talento di Paglialunga. Infine
Antonio Marras che con il suo fare a cavallo tra artigianalità e sartoria, XXI secolo e demodé
manda in passerella una collezione quasi interamente bianca e nera con pochi tocchi di colore (un
po’ di rosso scuro, un accenno di rosa o celeste) che comunque fa sognare chiunque la guardi.